Aperture
Racconta una nonna: “Ho sei nipotini, due maschi e quattro bambine, di cui, lo confesso, vado fiera. Li nomino e li racconto appena posso!”
– “Ma com’è possibile i tuoi due figli ne hanno fatti tre? Così tanti?”, “Ma sono tutti proprio tuoi? Tuoi, tuoi?”
– “ I miei due figli ne hanno fatti due per uno. Gli altri due sono del figlio dell’uomo con cui vivo da trentadue anni…”
– “ Ah, beh allora ne hai quattro insomma…”.
Dice un’altra nonna: “Quando è nata la mia prima nipotina, figlia del figlio dell’uomo con cui convivo, ero felice e molto euforica di essere diventata nonna per la prima volta… Sono rimasta molto sorpresa quando più di un amico, apparentemente aperto ai cambiamenti del mondo contemporaneo, ha pensato bene di ridimensionarmi..”
– “Scusa ma non stai entusiasmandoti un po’ troppo? In fondo non è tua nipote…Hai pensato a come potrebbe rimanerci la “vera” nonna se anche tu ti farai chiamare così dalla bambina?”.
Quanto è dura a morire nella nostra mente profonda, al di là delle dichiarate aperture, la “sacra famiglia”, quella cosiddetta “naturale” che è invece totalmente “culturale”. Quanto è ancora difficile “denaturalizzarla” mostrandone la sua totale “culturalità”. E’ stato chiamato da alcuni studiosi “il paradosso della famiglia”.
La ricerca di un minimo comun denominatore non ha mai portato a risultati univoci. Non esisterebbe un nocciolo duro della famiglia, un’invariante spazio-temporale. Sono le norme religiose, sociali, giuridiche, che decidono di volta in volta ciò che è socialmente legittimo. Se concordiamo che costruire legami é la costante più preziosa, duratura e universale di tutta l’esistenza umana, allora la funzione di base, la ricchezza naturale più profonda, il valore insuperabile delle famiglie in qualunque forma esse si presentino, potrebbe essere la capacità di promuovere, mantenere relazioni coinvolgenti e feconde di altri contesti relazionali.
Autore: Dott.ssa Claudia Bruni